TENDINITE DEL TENDINE D’ACHILLE (Tendinopatia Achillea)

Il Tendine d’Achille, il quale congiunge con le sue fibre il muscolo Tricipite del polpaccio (muscoli Gastrocnemio mediale, laterale e Soleo) all’osso del calcagno, è il tendine più robusto presente nel nostro corpo e uno tra i più lunghi.

Esso è in grado di sopportare carichi che vanno da 1 a 6 volte il peso corporeo durante il salto o la pedalata e fino a 12 volte il peso corporeo durante la corsa.

L’intensità del carico, unita a caratteristiche meccanico-anatomiche, può portare il tendine all’infortunio e/o all’infiammazione, acuta o cronica, fino alla rottura.

Da evidenziare inoltre l’importanza diretta della dinamica del ginocchio, della caviglia e del piede in questo tipo di problematica.

COS’E’ LA TENDINOPATIA ACHILLEA?
Il termine Tendinopatia, più corretto, sostituisce i termini tendinite (acuta) e tendinosi (cronica).
Con Tendinopatia si intende una sindrome caratterizzata da Dolore, Gonfiore e Limitazione Funzionale.
A sua volta la tendinopatia può distinguersi in inserzionale e non-inserzionale.

Nel primo caso, il problema è localizzato in prossimità dell’inserzione sul calcagno ed è definita solitamente dalla presenza di speroni ossei o calcificazioni tendinee (coinvolge il 25-30% dei pazienti affetti da tendinopatia).

Nel secondo caso invece, l’infiammazione è presente a livello del tessuto tendineo rimanente, soprastante (coinvolge circa il 70% dei pazienti affetti da tendinopatia).

La tendinopatia viene descritta in tre fasi principali:

1. Fase Reattiva: caratterizzata da un aumento repentino del carico o da un trauma; il tendine resta
integro e la risposta non è solitamente infiammatoria. Processo reversibile.

2. Fase di Degradazione: successiva alla fase reattiva, si sviluppa nel caso in cui il carico risulti
essere prolungato. In questa fase ci sono alcune lesioni a carico della struttura tendinea, tanto da innescare fenomeni di vascolarizzazione.

3. Fase Degenerativa: è conseguenza del sovraccarico cronico (ripetuto nel tempo). Viene interessata tutta la struttura tendinea ed i tessuti risultano essere disorganizzati, ispessiti e nodosi.
In questa fase il rischio di andare incontro a rotture è assai rilevante.

LA FISIOTERAPIA PUO’ AIUTARE?
Nel trattamento conservativo (non chirurgico) della tendinopatia achillea ci si avvale della Fisioterapia e della Riabilitazione.

L’importanza nel considerare vari fattori quali: tipologia di paziente (giovane/anziano, sportivo/sedentario) e l’influenza di altre strutture anatomiche (muscoli, ossa, articolazioni, vasi…) risulta di cruciale importanza per stabilire un programma riabilitativo adeguato al caso specifico.

Nel trattamento conservativo, in seguito ad una eventuale indagine strumentale e comunque dopo una attenta valutazione (anamnesi e test clinici), sarà possibile intervenire attuando diversi approcci
e metodiche in base allo stadio con il quale il paziente si presenterà alla prima seduta.

Le indagini strumentali, per studiare al meglio l’integrità tendinea e delle strutture ad esso adiacenti, più comunemente utilizzate sono: Ecografia e Risonanza Magnetica.

Il responso di tali indagini aiuterà il professionista ad inquadrare lo stadio e/o la situazione infiammatoria della tendinopatia.
Il professionista riabilitatore inoltre, avvalendosi della propria conoscenza, potrà valutare clinicamente la situazione attraverso la somministrazione di test clinici di forza, articolarità,
elasticità, tenuta, lunghezza, stabilità e attraverso la palpazione potrà rilevare eventuali anomalie ed incongruenze tessutali.

IN PRATICA…

Il trattamento riabilitativo della tendinopatia achillea potrà essere impostato in varie fasi ed utilizzando varie tecniche e/o esercizi.
Come Terapie Fisiche Strumentali (le quali agiscono sul dolore e sulla riorganizzazione tissutale) risultano particolarmente efficaci, soprattutto in fase iniziale, la Crioterapia (Cryo t-Shock) e il Laser Yag.

In fase acuta/subacuta solitamente viene preferita la TecarSin (diatermia elettrica e ultrasuono terapia).
In fase cronica solitamente, invece, viene preferita la somministrazione di Onde d’Urto radiali col fine di stimolare meccanicamente il tendine, vascolarizzarlo e rimodellarlo.

Una indicazione generale può essere riservata invece alla somministrazione di campi magnetici ultradeboli rigenerativi per le cellule (Limfa Therapy – Biorisonanza Magnetica).
In seguito alla valutazione, le problematiche rilevate potrebbero non interessare unicamente la struttura tendinea ma anche le strutture ad essa adiacenti e le quali ne influenzano la meccanica e
la dinamica.

Ecco che potrebbero essere necessarie tecniche di terapia manuale, con mobilizzazioni e manipolazioni articolari, miofasciali (riequilibrio muscolare) e neurodinamiche (ginnastica neurale, scivolamenti e spostamenti neurali) fino ad arrivare ad una osservazione e ad un intervento di tipo
posturale globale.

Inoltre risulta essere di cruciale e decisiva importanza l’esercizio terapeutico progressivo, coerente, specifico e mirato.
Le tendinopatie si curano attraverso l’esercizio e non con il riposo.

L’esercizio permette, in seguito all’eventuale somministrazione di terapie fisiche che normalizzano i tessuti, di avere un ritorno alla corretta fisiologia di movimento e permette inoltre di prevenire le recidive.

Il tutto si rifletterà su un ritorno alle attività quotidiane e sportive limitate dalla tendinopatia.

IN CASO DI INTERVENTO CHIRURGICO?

In caso di rottura totale o subtotale, ove la valutazione specialistica Ortopedica lo ritenga opportuno, il paziente potrebbe andare incontro ad intervento chirurgico di ricostruzione tendinea.

In seguito all’intervento chirurgico, rispettando le tempistiche di guarigione indicate, l’utilizzo di docce gessate, tutori e stampelle e carico progressivo, il paziente potrà intraprendere il percorso
riabilitativo di recupero.

In base al quadro clinico infiammatorio ed alle indicazioni chirurgiche di progressione (dipendenti dalla procedura chirurgica) verranno somministrate terapie fisiche, mobilizzazioni ed esercizi come descritto per il trattamento riabilitativo conservativo.

Ogni paziente è unico e perciò un attento lavoro di èquipe risulterà essere di fondamentale importanza per la buona risoluzione del problema.
Le tempistiche di ritorno alla normale quotidianità possono oscillare dai 6 agli 8 mesi.

Mentre per l’attività sportiva le tempistiche possono variare dai 9 ai 12 mesi, in base anche al livello d’impatto
dell’attività.

Dottor Cristiano Cachero,
Responsabile dell’Area di Fisioterapia del Poliambulatorio Limena Medica.

Hai domande?
Contattaci !

📌 Limena Medica via del Santo 133/D
35010 Limena (Padova)
🌐 www.limenamedica.it
☎️049 8842987